sabato 20 aprile 2024   

Approfondimento

  
Omelia del 12-6-2015 - verifica dell'anno

 


 Omelia verifica 2015 Solennità del sacratissimo cuore di Gesù

Letture Osea 11 Efesini 3 Giovanni 19

 

Punti

1. Non compresero che avevo cura di loro (Os 11, 3)

2. La grazia di annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo (Ef 3,8)

3. per mezzo della Chiesa è ora manifestata ai Principi e alle Potestà dei cieli la multiforme sapienza di Dio (Ef 3,10)

4. rafforzati nell'uomo interiore (Ef 3, 16)

5. per essere ricolmi della pienezza di Dio (Ef 3, 19)

6. il colpo di lancia sangue e acqua (cfr. Gv 19, 34)

 

 

1. Mi sembra che il punto fondamentale della nostra esperienza di fede sia essere capaci di percepire la cura di Dio per noi.

Altrimenti il processo della vita cristiana (che culmina nell'avere cura degli altri come ci insegna Matteo 25) non può neppure iniziare. Noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo dice Giovanni nella sua prima lettera.

La domanda è se tanti disagi che sperimentiamo nella Chiesa e nella nostra parrocchia non possano essere ricondotti qui: non ci sentiamo curati da Dio ed esigiamo ad ogni costo che il fratello che ci sta accanto prenda il posto di Dio, della sua cura. Ma questo non è il processo corretto. E' partire dalla fine, pretendendo che la fine sia già per noi disponibile, senza neppure avere cominciato.

Tre parole per Israele ci dice Osea: fanciullo Egitto figlio. Vogliono dire riscoprire la nostra piccolezza, il nostro essere lontani nelle periferie della storia e lì riscoprire la nostra figliolanza divina. E questa è la stessa esperienza di Gesù. Matteo usa questo versetto di Osea proprio per concludere l'esilio della famiglia di Nazareth dopo la strage degli innocenti.

Il processo può iniziare, quindi, vivendo l'esperienza di fede del Signore Gesù che pure essendo Figlio imparò l'obbedienza dalle cose che patì (Eb 5,8) e che fu costituito Figlio in virtù della Risurrezione dai morti (Rm 1, 4).

Tutto questo vuol dire che dobbiamo avere la pazienza e l'umiltà di vivere come ha vissuto Gesù, l'uomo Gesù che nel rapporto col Padre ha sentito tutta la cura necessaria per la sua vita.

Mio cibo è fare la volontà del Padre mio (Gv 4). L'uomo Gesù ha messo dentro la sua umanità tutto l'amore di Dio e ce lo ha portato. Ma lo ha fatto vivendo l'amore di Dio, vivendo per l'amore di Dio.

 

2. La fede però cresce donandola, diceva san Giovanni paolo II. Dobbiamo quindi ribaltare il nostro paradigma , il nostro solito ragionamento che dice: quando avrò fede annuncerò. No! E' perché annuncio che la fede cresce. Sembra un punto contradditorio col precedente, ama è solo l'altra faccia della medaglia. Annunciare vuol dire fidarsi di Dio, partire per lui, decidere di abbandonarsi alle cure di Dio.

Ma cosa annuncio? Che Dio ha cura di me! Questa è la impenetrabile ricchezza di Cristo che ci viene offerta. E allora la domanda che ci dobbiamo porre è se gestiamo eventi o annunciamo Gesù. Dove annunciare, a patto che lo facciamo a partire dal nostro essere curati da Dio, può anche solo voler dire accostarci alle povertà e alle piccolezze dell'uomo di oggi; povertà materiali, umane, spirituali … Fino a prendere il loro posto.

Mettere a contatto dell'altro la cura che mi viene da Dio.

 

3. La Chiesa è lo strumento di questa manifestazione ai Principati e alle Potestà addirittura dei cieli.

Come si affrontano le Potestà e i Principati? Non sul terreno del potere, ma della debolezza: è questa la sapienza che viene da Dio. Nell'Apocalisse il Salvatore della Storia è l'Agnello sgozzato, è Lui il Signore definitivo di tutto.

Sarebbe interessante verificare quanto il potere e la sua ricerca conducono la nostra vita.

Un animatore di Estate Ragazzi finalmente mi ha svelato perché proprio gli animatori barano ai giochi: è assolutamente esaltante primeggiare, (esagero) assoggettare gli altri.

Bene: tra voi non sia così. Ma chi vuol essere il primo sia il servo di tutti.

Per quale motivo facciamo le cose, assumiamo le responsabilità, per noi o per gli altri? Ci gratifica vedere che, se noi non ci siamo, tutto crolla? Quanto riusciamo a spendere, a offrire tutto quello che siamo agli altri nella consapevolezza di essere servi inutili, cioè senza aspettarci ricompense o attestati di merito? Però usando tutti i talenti, cioè accettando di essere senza nulla in almeno un passaggio del processo? Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo un uomo lo trova va vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13).

Siamo disposti a rimanere senza nulla in almeno un istante della nostra vita?

 

4. Uomo interiore Come è fatto l'uomo? Cosa è l'uomo interiore?

Quale il centro della nostra vita, il cuore pulsante della nostra esistenza? Come lo nutriamo?

Interiore vuol dire coscienza; quanto dialoghiamo con la nostra coscienza? Come la formiamo? E' davvero il punto centrale delle nostre scelte? L'uomo interiore forse si contrappone ad esteriore ad effimero a passeggero. Cosa rimane alla fine della nostra giornata, delle nostre esperienze? C'è un fondamento che non passa? La casa sulla roccia non crolla (Mt 7).

 

5. La pienezza di Dio

Attraverso la fede e la carità siamo attesi dalla pienezza di Dio. Vuol dire che la nostra umanità può essere riempita da Dio e noi ne siamo capaci. Ma questo ci basta? Perchè siamo sempre stanchi? Cosa ci potrebbe davvero rendere pieni? Chi viene in parrocchia da fuori sempre ci fa i complimenti: come mai? Non riusciamo anche noi a veder che siamo pieni? Che abbiamo molto di cui ringraziare?

Cosa in realtà desideriamo?

 

6. Come riassunto il Vangelo, il colpo di lancia che trafigge il cuore di Gesù. Proprio dall'estrema debolezza di un uomo, che si è però affidato alla cura del Padre, nasce il nostro nutrimento, l'Eucarestia, il fate questo in memoria di me.

Questo è quello che dobbiamo fare; sentirci curati e curare.


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